Io sexy? Grazie al successo ho guadagnato attenzioni ma non ho la fidanzata. La sconfitta serve più della vittoria, ti aiuta a capire gli errori" IMOLA, 27 dicembre 2008 - L'importante non è vincere, ma partecipare?
"L’importante non è vincere, ma voler vincere. E quindi far tutto, il lecito s’intende, per farcela". Quindi non conta solo l’oro?
"Dentro di te, vinci se hai dato il massimo. Per la popolarità e i soldi conta solo il numero 1". Cos’è l’oro olimpico?
"Il sogno di un bambino che a 6 anni era già sulla materassina, con il papà lottatore, e non ha mai pensato di fare altro". Però c’è oro e oro: il suo era davvero inatteso.
"Ai Mondiali avevo perso al primo incontro. Poi sono cresciuto e a Pechino abbiamo studiato bene gli avversari. Loro non mi aspettavano, ma io sì". E’ stato un oro contestato.
"Già, lo svedese-armeno ha fatto quel gestaccio di rifiutare la medaglia. Peggio per lui, tanto l’oro ce l’ho qui, a casa mia. Gli è andato di traverso perché pensava di battermi netto come ai Mondiali. E invece ha trovato un altro con lo stesso nome... Mi dicono che, così facendo, è diventato più famoso che se avesse vinto". Cos’ha pensato quando ha vinto?
"'Mamma mia, cos’ho combinato?'. Perché non ero fra i favoriti, ma puntavo a una medaglia. Che non ho trovato per strada. Ma l’oro è l’oro". Quanti sacrifici anche per rientrare nel peso.
"Se hai la passione non sono così faticosi. Pensa a chi lavora in fabbrica e la domenica si fa 40 km in bici, solo per passione! Io ci guadagno pure". Come definirebbe la lotta greco-romana?
"Uno sport da combattimento naturale, bello, istruttivo e pieno di varianti: puoi vincere di tattica, di tecnica e di forza. Devi capire i punti forti e deboli, tuoi e dell’avversario". Chi sbaglia tattica ha perso?
"E’ difficile recuperare in corsa. Devi avere uno schema, ed è meglio cominciare bene. Lì sta il fascino". Lei pesa 91 chili, ma gareggia negli 84.
"Rientrare nel peso è una rottura: io poi che adoro la pasta, soprattutto i tortellini. Ma altrimenti dovrei gareggiare nei 96 chili, con gente molto più pesante e forte". Gli allenamenti sono tremendi.
"Ma servono. E a me piace uscire coi polmoni aperti e andare a letto coi muscoli rotti". La vittoria cos’è?
"Una liberazione. Perché la gara è faticosa: vincere 4-5 incontri è come scalare una montagna. Se arrivi in cima hai una soddisfazione incredibile". Invece la sconfitta?
"Una sensazione dura da mandare giù, ma serve più della vittoria. Ti fa capire gli errori". Mai avuto paura di vincere?
"No, ma so che può succedere. Se la batti sei un campione, sennò non lo sarai mai". Però anche lei ha paura, magari di un avversario più cattivo.
"Posso aver paura di non dimostrare la mia bravura e accusare l’ansia pre-gara. Ma più paura hai, più ci tieni. Hai poco per pensarci. Non è come nel calcio che puoi entrare in partita dopo un po'". La lotta è la vita?
"Lo sport insegna a dare il massimo, a superare gli ostacoli, a inseguire un obiettivo, ad accettare la sconfitta. La lotta poi ha anche il contatto fisico... E magari ti fa vivere come in un film, come ha fatto con me. Cambierei un dettaglio: avrei voluto suonare il pianoforte". E il doping nello sport è come le raccomandazioni nella vita?
"Peggio: oltre a danneggiare il fisico, bari con te stesso e con gli altri, frantumi i tuoi stessi sogni". Perché nessun atleta denuncia un collega?
"Contro certi mi capita di avere dei presentimenti, ma come posso denunciarli? Finché non li beccano, possono dire che cerco scuse". Se avesse la bacchetta magica cosa cambierebbe nello sport?
"Metterei alla pari calcio e così detti sport minori, di cui si parla solo alle Olimpiadi. L’oro di Maenza, uno dei miei maestri, era stata una grande pubblicità, speriamo di riaccenderla". E nel mondo, cosa cambierebbe?
"Troppo, non saprei dove cominciare. Diventerei banale". Il suo primo difetto.
"Sono lunatico". E la qualità?
"Ho un forte senso dell’amicizia". A Pechino è stato eletto l’azzurro più sexy, dopo Howe.
"Grazie all’oro ho guadagnato attenzioni. Ma non ho la fidanzata". Come lottatore, che difetto ha?
"Ero distratto, lo sono sempre meno. E non sono tanto resistente". La qualità?
"Sono potente, freddo e tattico". Quale peccato non si può perdonare?
"Uccidere". E quale si può perdonare?
"Tutti gli altri. Anche se io non ruberei neanche". L'intervista è di Vincenzo Martucci ed è stata pubblicata su La Gazzetta dello Sport del 27 dicembre 2008
"L’importante non è vincere, ma voler vincere. E quindi far tutto, il lecito s’intende, per farcela". Quindi non conta solo l’oro?
"Dentro di te, vinci se hai dato il massimo. Per la popolarità e i soldi conta solo il numero 1". Cos’è l’oro olimpico?
"Il sogno di un bambino che a 6 anni era già sulla materassina, con il papà lottatore, e non ha mai pensato di fare altro". Però c’è oro e oro: il suo era davvero inatteso.
"Ai Mondiali avevo perso al primo incontro. Poi sono cresciuto e a Pechino abbiamo studiato bene gli avversari. Loro non mi aspettavano, ma io sì". E’ stato un oro contestato.
"Già, lo svedese-armeno ha fatto quel gestaccio di rifiutare la medaglia. Peggio per lui, tanto l’oro ce l’ho qui, a casa mia. Gli è andato di traverso perché pensava di battermi netto come ai Mondiali. E invece ha trovato un altro con lo stesso nome... Mi dicono che, così facendo, è diventato più famoso che se avesse vinto". Cos’ha pensato quando ha vinto?
"'Mamma mia, cos’ho combinato?'. Perché non ero fra i favoriti, ma puntavo a una medaglia. Che non ho trovato per strada. Ma l’oro è l’oro". Quanti sacrifici anche per rientrare nel peso.
"Se hai la passione non sono così faticosi. Pensa a chi lavora in fabbrica e la domenica si fa 40 km in bici, solo per passione! Io ci guadagno pure". Come definirebbe la lotta greco-romana?
"Uno sport da combattimento naturale, bello, istruttivo e pieno di varianti: puoi vincere di tattica, di tecnica e di forza. Devi capire i punti forti e deboli, tuoi e dell’avversario". Chi sbaglia tattica ha perso?
"E’ difficile recuperare in corsa. Devi avere uno schema, ed è meglio cominciare bene. Lì sta il fascino". Lei pesa 91 chili, ma gareggia negli 84.
"Rientrare nel peso è una rottura: io poi che adoro la pasta, soprattutto i tortellini. Ma altrimenti dovrei gareggiare nei 96 chili, con gente molto più pesante e forte". Gli allenamenti sono tremendi.
"Ma servono. E a me piace uscire coi polmoni aperti e andare a letto coi muscoli rotti". La vittoria cos’è?
"Una liberazione. Perché la gara è faticosa: vincere 4-5 incontri è come scalare una montagna. Se arrivi in cima hai una soddisfazione incredibile". Invece la sconfitta?
"Una sensazione dura da mandare giù, ma serve più della vittoria. Ti fa capire gli errori". Mai avuto paura di vincere?
"No, ma so che può succedere. Se la batti sei un campione, sennò non lo sarai mai". Però anche lei ha paura, magari di un avversario più cattivo.
"Posso aver paura di non dimostrare la mia bravura e accusare l’ansia pre-gara. Ma più paura hai, più ci tieni. Hai poco per pensarci. Non è come nel calcio che puoi entrare in partita dopo un po'". La lotta è la vita?
"Lo sport insegna a dare il massimo, a superare gli ostacoli, a inseguire un obiettivo, ad accettare la sconfitta. La lotta poi ha anche il contatto fisico... E magari ti fa vivere come in un film, come ha fatto con me. Cambierei un dettaglio: avrei voluto suonare il pianoforte". E il doping nello sport è come le raccomandazioni nella vita?
"Peggio: oltre a danneggiare il fisico, bari con te stesso e con gli altri, frantumi i tuoi stessi sogni". Perché nessun atleta denuncia un collega?
"Contro certi mi capita di avere dei presentimenti, ma come posso denunciarli? Finché non li beccano, possono dire che cerco scuse". Se avesse la bacchetta magica cosa cambierebbe nello sport?
"Metterei alla pari calcio e così detti sport minori, di cui si parla solo alle Olimpiadi. L’oro di Maenza, uno dei miei maestri, era stata una grande pubblicità, speriamo di riaccenderla". E nel mondo, cosa cambierebbe?
"Troppo, non saprei dove cominciare. Diventerei banale". Il suo primo difetto.
"Sono lunatico". E la qualità?
"Ho un forte senso dell’amicizia". A Pechino è stato eletto l’azzurro più sexy, dopo Howe.
"Grazie all’oro ho guadagnato attenzioni. Ma non ho la fidanzata". Come lottatore, che difetto ha?
"Ero distratto, lo sono sempre meno. E non sono tanto resistente". La qualità?
"Sono potente, freddo e tattico". Quale peccato non si può perdonare?
"Uccidere". E quale si può perdonare?
"Tutti gli altri. Anche se io non ruberei neanche". L'intervista è di Vincenzo Martucci ed è stata pubblicata su La Gazzetta dello Sport del 27 dicembre 2008