Roma, 10 maggio 2013 - Nell’ambito delle iniziative promosse nel “mese della Lotta” indetto dalla FILA a sostegno della permanenza della disciplina nel programma olimpico, segnaliamo la petizione del Panathlon International Club di Catania. Riportiamo integralmente il testo della lettera che è stata inviata al Presidente Jacques Rogge ed ai membri del Comitato Esecutivo del CIO e che esprime il sostegno della prestigiosa Organizzazione alla causa della Lotta Olimpica.
“Signor Presidente,
la proposta della Commissione Esecutiva del CIO di abolire i tornei di Lotta Femminile, Greco – Romana e Stile Libero dal programma dei Giochi olimpici a partire dall’edizione del 2020 ha suscitato, non solo nel mondo degli sportivi ma in larghi strati dell’opinione pubblica, incredulità, preoccupazione ed energiche reazioni.
Questo documento Le giunge da una Regione d’Italia che ha forti legami storici ed affettivi con gli sport di combattimento. Come tutti sanno, negli antichi Giochi Olimpici la lotta venne introdotta in occasione della diciottesima edizione disputata nel 708 avanti la nascita di Cristo e la Sicilia, così come la limitrofa area denominata Magna Grecia, si distinse con le sue vittorie in quelle competizioni. Prima ancora del mitico Milone da Crotone (7 vittorie ai Giochi Olimpici e Pitici; 9 ai Nemei; 10 agli Istmici) il siracusano Lygdamis di Siracusa si affermò nel pancrazio.
L’elenco degli atleti, provenienti dalla Sicilia e dalla Magna Grecia e vincitori delle gare di Olimpia nelle varie discipline, è veramente cospicuo e supera il centinaio.
Limitandoci alle discipline di “situazione “ (lotta, pancrazio, pugilato) si debbono aggiungere, ai due già citati campioni, Daippos da Crotone, Philytas da Sibari, Philippos da Crotone, Timasitheos anche lui da Crotone che fu il primo a sconfiggere Milone affermandosi anche nel pancrazio, Exaneitos da Agrigento, Euthymos e Hagesidamus da Locri, Leontiskos da Messina, Peisirrodos da Thurii (che molti studiosi identificano con Sibari), Mys da Taranto… La Sicilia può anche vantarsi di aver dato i natali a Timeo di Taormina, lo storico che suggerì la determinazione cronologica degli eventi in base al computo dei Giochi olimpici.
In tempi più recenti atleti originari della nostra Regione hanno conseguito eccezionali risultati nella moderna Olimpiade: Ignazio Fabra, nato a Palermo, campione mondiale nel 1957, si classificò al secondo posto nel 1952 ad Helsinki e nel 1956 a Melbourne; Vincenzo Maenza, nato a Imola e figlio di Antonio da Camporeale in provincia di Palermo, è il lottatore italiano che ha vinto più medaglie olimpiche, oro a Los Angeles 1984 ed a Seul 1988, argento a Barcellona 1992.
A parte queste credenziali di ordine storico e tradizionale vanno evidenziati gli eccezionali consensi che la pratica della Lotta riscuote nelle Nazioni più evolute in campo agonistico: i medaglieri dei Giochi olimpici vedono, nelle posizione di testa, gli Stati Uniti d’America con la Russia e tutti i Paesi che insieme a lei formavano la disciolta Unione Sovietica. Non a caso le reazioni più energiche alla proposta della Commissione Esecutiva sono giunte proprio da russi e statunitensi. In Usa si è addirittura attivato il mondo finanziario che fa capo a Wall Street, impegnato in una raccolta di fondi per promuovere ogni iniziativa tesa ad indurre l’Esecutivo CIO a rivedere, in occasione della riunione prevista a fine maggio a San Pietroburgo, le sue posizioni. Se gli Americani ricordano che tanti loro eminenti personaggi, fra cui tredici Presidenti (Washington, Lincoln ed Eisenhower i più noti) in gioventù furono validi lottatori, dalla Russia fa eco Vladimir Putin, deciso a scendere personalmente in campo per la causa della Lotta olimpica. Così come ha fatto l’Iran, Paese in cui i lottatori sono veri eroi, praticando lo sport nazionale e più diffuso.
Fra le manifestazioni indette per evidenziare i valori della lotta olimpica va segnalato l’incontro fra gli atleti di USA, Russia ed Iran che il 15 maggio si confronteranno, nella Vanderbilt Hall del Central Terminal di New York, in un incontro che servirà anche a dimostrare il sentimento di fraternità e comune passione che lega rappresentanti di popoli dai diversi orientamenti politici, culturali e geografici.
La lista di chi si oppone fermamente alla cancellazione della Lotta dal programma olimpico si arricchisce inoltre con Giappone e Turchia, le cui rispettiva capitali Tokio e Istanbul sono le più accreditate candidate ad organizzare proprio i Giochi della XXXI Olimpiade: non potrebbero assolutamente rinunciare ad ospitare uno sport che è parte integrante della cultura e delle tradizioni nazionali.
In sintonia con queste iniziative a livello ufficiale registriamo, come Lei certo avrà saputo, severe prese di posizione di tanta parte dell’opinione pubblica. Tutti si chiedono, con toni talora addirittura scandalizzati, se il Comitato Internazionale Olimpico sia veramente intenzionato a privilegiare parametri di valutazione materialistici nei confronti di quelli etici e storici. Gli appassionati di sport mettono in dubbio che si possa considerare attendibile una graduatoria che pone la Lotta al ventiseiesimo posto fra le esaminate ventisei discipline, fra cui moltissime con minori numero di praticanti, con inferiore diffusione, con precedenti storici di scarsa caratura. Sono in molti, e fra questi i firmatari di questo documento, che non dimenticano quanto, all’atto della istituzione dei Giochi Olimpici dell’era moderna, ebbe a dichiarare il fondatore Pierre Fredy de Coubertin nelle sue “Memoires olympiques” in riferimento al programma originario:
“ A chi ci rimprovera – scrisse di suo pugno – di voler indire delle gare di sola atletica, rispondiamo che sono presenti, su di un piano di assoluta eguaglianza, le diverse categorie di sports: atletica, ginnastica, attività acquatica, sport di combattimento (esattamente scherma e lotta), iscritti come obbligatori nella carta olimpica”.
E tutti ricordano come l’Inno Olimpico, composto da Spiro Samara su testo di Kostis Palamas, recita che l’atleta “ nel correre, nel lottare, nel lanciare risplenda nell’istante supremo in questi nobili spazi”.
La Federazione Internazionale delle Lotta Associate non intende certo rinunciare al criterio di obbligatorietà ma è peraltro consapevole che il CIO conduce da tempo un’ operazione di contenimento per impedire il cosiddetto “gigantismo” dei Giochi. Per cui la FILA non farà mancare il suo impegno al fine di un eventuale ridimensionamento della presenza della Lotta nel programma olimpico.
Intanto la stessa Federazione Internazionale annuncia che il prossimo mese di maggio sarà dedicato alla “lotta nel mondo”. I 177 Paesi membri saranno impegnati nell’organizzazioni di manifestazioni di grosso impatto comunicativo perché tutti vengano a conoscenza, ha detto il Presidente ad interim Nenad Lalovic, “del passato storico ed anche del nostro prospero futuro”.
In una mobilitazione universale, che vuol portare il mondo della Lotta sotto luce dei riflettori mediatici, va inserito anche questo nostro documento.”