Roma, 5 febbraio 2014 - Vorrei aprire questo mio saluto dicendo grazie. A tutti gli intervenuti in Assemblea nonostante le condizioni atmosferiche proibitive, a tutti i tesserati che hanno affrontato questo difficile periodo con fiducia e spirito di corpo, a tutti coloro i quali hanno rinnovato il loro sostegno all’ideale di Federazione che aveva Matteo Pellicone. Se oggi mi trovo qui, a ringraziare in veste di Presidente federale, è perché anch’io ho fatto mia tale visione. Dopo essere cresciuto per trent’anni al fianco di un Gigante, cresciuto lavorativamente ed emotivamente, mi sento fortemente parte di questo nostro mondo, forte e vitale. La malattia del Presidente Pellicone mi ha messo violentemente di fronte ad un bivio: ho scelto di accettare la sfida perché in questo nostro mondo io credo. Credo che possiamo continuare a costruire il nostro sogno lavorando insieme, rimanendo uniti pur nella diversità. Credo che le critiche possano aiutarci a crescere quando sono obiettive, costruttive e finalizzate al bene del nostro mondo federale. Credo che se sapremo aumentare la collaborazione tra tutte le componenti federali, centrali e periferiche, il nostro cammino ci porterà a raggiungere traguardi importanti.
Il nostro compito, in questa particolare svolta della nostra storia, è quello di lavorare compatti per raggiungere gli obiettivi che sono stati approvati lo scorso anno con la relazione 2013/2016. Dei tanti punti illustrati voglio sottolineare qui l’importanza fondamentale di due di loro: formazione dei quadri tecnici e potenziamento della “rete comunicativa” tra centro e periferia. Sono due aspetti fortemente interrelati, che dobbiamo potenziare per poter affrontare positivamente le nuove sfide che la società, tecnologicamente sempre più evoluta, ci pone. I traguardi che abbiamo fin qui raggiunto sono importanti e di essi dobbiamo far tesoro per migliorare ancora. La nostra cultura federale deve essere il punto dal quale partire per realizzare questo miglioramento. Come ha detto il maestro Franco Capelletti in Assemblea, le medaglie sono la punta dell’iceberg, la parte che si vede. Ma sotto il pelo dell’acqua c’è una porzione molto più grande, invisibile, ma essenziale. E’ solo grazie al suo lavoro, alla sua solidità, che le medaglie sono possibili.
Voglio concludere con l’augurio a tutti noi di continuare a coltivare il “nostro sogno federale”, nella certezza che ognuno saprà impiegare ogni energia e ogni entusiasmo possibili per affrontare il lavoro che ci porterà a Rio de Janeiro nel 2016.
Domenico Falcone