E sulla vita privata: "E va bene, sono fidanzata con un collega ma delle mie cose non voglio parlare" ROMA, 28 dicembre 2008 - L’importante non è vincere ma partecipare?
"Così dice De Coubertin, e così diciamo prima di partecipare. Perché comunque, se sei all’Olimpiade, hai già passato un bel traguardo. Ma, poi vincere è troppo bello, e importante". Com’è vincere l’oro olimpico?
"Una bellissima emozione, una soddisfazione per se stessi, ma anche per gli altri. Pochi puntavano su di me, ringrazio Felice Mariani, che mi allena dai 16 anni, e appena due anni fa mi ha proposto di cambiare categoria: non ero in prima squadra e ho vinto il primo oro olimpico di una donna italiana nel judo". Il successo ripaga da tutti i sacrifici?
"Sono lontano da casa dai 19 anni: solo allenamenti, combattimenti e dieta". E’ dura dimagrire 6 chili, dai 63 ai 57 della sua categoria?
"Non tanto: non sono una mangiona, mi piace più cucinare. Soprattutto dolci". Il judo era anche filosofia, oggi sembra soprattutto forza.
"Prima che sport è disciplina di vita: rispetto, educazione, autocontrollo, testa". Per il suo mentore, Mariani, la sua forza è l’equilibrio.
"In generale, ho la sensibilità nel capire le situazioni sul tatami. Senza tecnica non vinci". Una che arrivava sempre quinta, com’ha fatto a vincere un girone olimpico impossibile?
"Sono abbastanza completa e avevo studiato bene gli avversari. Quel "quinta" nel cognome pareva una maledizione. Non lo è più. L’oro è un punto di partenza, non di arrivo". Ai Giochi ha risolto una crisi, al bar, fino a notte, con l’amica Lucia (Morico) e il solito Mariani. Magari l’oro l’ha vinto lì.
"Io dico che lo sport aiuta a crescere e a formare il carattere, è un allenamento lungo, ma non è tutta la vita, prepara per il futuro. Eppoi...". Eppoi?
"Il judo è durissimo. Non è facile tenere a bada le emozioni e gli avversari. E io ho dovuto fare anche le selezioni, prima di Pechino, dopo aver cambiato categoria perché più su ero chiusa dalla Scapin. E poi ho fatto quella gara olimpica durissima. Si parla tanto della componente fortuna. Dei sorteggi, che sono tanto importanti, ma in fondo gli avversari più forti li devi battere comunque. Prima o poi". Fortuna che c’è la vittoria.
"Dopo, un attimo dopo, in uno sport di combattimento come il judo, ti senti imbattibile. Ma dura poco: la gara dopo ricomincia tutto daccapo. Fortuna che io sono una tranquilla".. La sconfitta che cosa è?
"E’ un momento di crescita. Non puoi vincere sempre, solo quando perdi riesci a veder bene le lacune. Così migliori". Una ragazza così carina presto o tardi finirà in un reality.
"Non mi piace essere al centro dell’attenzione. Ognuno ha le sue ambizioni. Io forse non ci ho ancora pensato. Ma di certo non riguardano la tv". Chissà quanti ammiratori ha.
"Sono cose personali, non ne parlo". E’ fidanzata con un collega.
"E vabbè, si chiama Orazio D’Allura. Ma non dico altro". E la famosa amica alla quale ha dedicato l’esultanza «alla Toni», dopo l’oro, si chiama Antonia Cuomo.
"L’avevamo concordato, volevo che sapesse che pensavo a lei. Per tutta l’Olimpiade ho tenuto il diario con i suoi incoraggiamenti". Timida, troppo timida: è questo il suo primo difetto?
"Direi che, come persona, sono troppo altruista". E come atleta?
"Sono un po’ vagabonda, devo essere spronata, soprattutto nella preparazione". E la qualità?
"Sono sincera. E ho sempre il sorriso sulle labbra". In gara, con Mariani, è tutto un tandem di occhiate.
"Non si può parlare. Lui mi dice solo: "Tranquilla, rilassati". Io maschero le emozioni, sono molto più agitata prima". Che complimento l’ha colpita di più?
"Il capo degli arbitri m’ha detto: "Sei stata fantastica, hai fatto un ottimo judo"". Adesso ha un ruolo importante per la sua disciplina.
"E’ una disciplina stupenda, bisognerebbe pubblicizzarla molto di più. Ma tutto lo sport dovrebbe essere rilanciato, con i suoi forti valori, e dovrebbe entrare molto più nella scuola: due ore alla settimana non bastano di certo". Perché essere atleti è bello.
"Fai la cosa che più ti piace, hai pure grandi soddisfazioni e rimani giovane a dispetto degli anni che passano". Con la bacchetta magica come salverebbe il mondo?
"Con la generosità ai poveri e ai bambini". Giulia Quintavalle è una persona semplice, e felice. Giusto?
"Non vincevo mai, la prima volta che salgo sul podio lo faccio all’Olimpiade, e ascolto l’inno italiano. Sì, sono felice. Soprattutto quando vado a pescare al mare coi miei fratelli".
"Così dice De Coubertin, e così diciamo prima di partecipare. Perché comunque, se sei all’Olimpiade, hai già passato un bel traguardo. Ma, poi vincere è troppo bello, e importante". Com’è vincere l’oro olimpico?
"Una bellissima emozione, una soddisfazione per se stessi, ma anche per gli altri. Pochi puntavano su di me, ringrazio Felice Mariani, che mi allena dai 16 anni, e appena due anni fa mi ha proposto di cambiare categoria: non ero in prima squadra e ho vinto il primo oro olimpico di una donna italiana nel judo". Il successo ripaga da tutti i sacrifici?
"Sono lontano da casa dai 19 anni: solo allenamenti, combattimenti e dieta". E’ dura dimagrire 6 chili, dai 63 ai 57 della sua categoria?
"Non tanto: non sono una mangiona, mi piace più cucinare. Soprattutto dolci". Il judo era anche filosofia, oggi sembra soprattutto forza.
"Prima che sport è disciplina di vita: rispetto, educazione, autocontrollo, testa". Per il suo mentore, Mariani, la sua forza è l’equilibrio.
"In generale, ho la sensibilità nel capire le situazioni sul tatami. Senza tecnica non vinci". Una che arrivava sempre quinta, com’ha fatto a vincere un girone olimpico impossibile?
"Sono abbastanza completa e avevo studiato bene gli avversari. Quel "quinta" nel cognome pareva una maledizione. Non lo è più. L’oro è un punto di partenza, non di arrivo". Ai Giochi ha risolto una crisi, al bar, fino a notte, con l’amica Lucia (Morico) e il solito Mariani. Magari l’oro l’ha vinto lì.
"Io dico che lo sport aiuta a crescere e a formare il carattere, è un allenamento lungo, ma non è tutta la vita, prepara per il futuro. Eppoi...". Eppoi?
"Il judo è durissimo. Non è facile tenere a bada le emozioni e gli avversari. E io ho dovuto fare anche le selezioni, prima di Pechino, dopo aver cambiato categoria perché più su ero chiusa dalla Scapin. E poi ho fatto quella gara olimpica durissima. Si parla tanto della componente fortuna. Dei sorteggi, che sono tanto importanti, ma in fondo gli avversari più forti li devi battere comunque. Prima o poi". Fortuna che c’è la vittoria.
"Dopo, un attimo dopo, in uno sport di combattimento come il judo, ti senti imbattibile. Ma dura poco: la gara dopo ricomincia tutto daccapo. Fortuna che io sono una tranquilla".. La sconfitta che cosa è?
"E’ un momento di crescita. Non puoi vincere sempre, solo quando perdi riesci a veder bene le lacune. Così migliori". Una ragazza così carina presto o tardi finirà in un reality.
"Non mi piace essere al centro dell’attenzione. Ognuno ha le sue ambizioni. Io forse non ci ho ancora pensato. Ma di certo non riguardano la tv". Chissà quanti ammiratori ha.
"Sono cose personali, non ne parlo". E’ fidanzata con un collega.
"E vabbè, si chiama Orazio D’Allura. Ma non dico altro". E la famosa amica alla quale ha dedicato l’esultanza «alla Toni», dopo l’oro, si chiama Antonia Cuomo.
"L’avevamo concordato, volevo che sapesse che pensavo a lei. Per tutta l’Olimpiade ho tenuto il diario con i suoi incoraggiamenti". Timida, troppo timida: è questo il suo primo difetto?
"Direi che, come persona, sono troppo altruista". E come atleta?
"Sono un po’ vagabonda, devo essere spronata, soprattutto nella preparazione". E la qualità?
"Sono sincera. E ho sempre il sorriso sulle labbra". In gara, con Mariani, è tutto un tandem di occhiate.
"Non si può parlare. Lui mi dice solo: "Tranquilla, rilassati". Io maschero le emozioni, sono molto più agitata prima". Che complimento l’ha colpita di più?
"Il capo degli arbitri m’ha detto: "Sei stata fantastica, hai fatto un ottimo judo"". Adesso ha un ruolo importante per la sua disciplina.
"E’ una disciplina stupenda, bisognerebbe pubblicizzarla molto di più. Ma tutto lo sport dovrebbe essere rilanciato, con i suoi forti valori, e dovrebbe entrare molto più nella scuola: due ore alla settimana non bastano di certo". Perché essere atleti è bello.
"Fai la cosa che più ti piace, hai pure grandi soddisfazioni e rimani giovane a dispetto degli anni che passano". Con la bacchetta magica come salverebbe il mondo?
"Con la generosità ai poveri e ai bambini". Giulia Quintavalle è una persona semplice, e felice. Giusto?
"Non vincevo mai, la prima volta che salgo sul podio lo faccio all’Olimpiade, e ascolto l’inno italiano. Sì, sono felice. Soprattutto quando vado a pescare al mare coi miei fratelli".